Per motivi di lavoro mi sono dovuto trasferire in un paesino vicino Trieste.
È capitato proprio durante la quarantena dovuta alla pandemia del virus COVID-19.
Vivo da solo per fortuna, e nonostante i disagi che sto avendo affrontando un trasloco in un periodo dove non si può uscire, trovo un grande conforto nell’abitare nella casa che fu dei miei nonni materni.
La storia di questo villaggio (chiamato appunto Villaggio del Pescatore), risale ancora nel 1948, quando alla fine della II guerra venne creato lo stesso (chiamato prima Villaggio San Marco), per dare rifugio ai primi pescatori e contadini provenienti dall’lstria, Fiume e Dalmazia (dopo essere passati primi nei campi profughi).
Così, da un primo nucleo di 40 appartamenti si ampliò per formare un villaggio di quasi 500 anime.
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La particolarità di questo Villaggio e la sua posizione geografica: delimitato ad ovest dal delta fluviale del Timavo, dove le acque si mescolano con quelle del mare, si riscontrano spesso correnti di acqua fredda e calda allo stesso momento, e, forse per il fatto di essere circondato da un ambiente carsico, persiste un vento costante anche d’estate, dove la ricerca di refrigerio ne trae beneficio.
Da non dimenticare che è diventato anche un famoso sito paleontologico, grazie alla scoperta di ben due resti di dinosauro della specie di Adrosauride, famoso anche per il suo ottimo stato di conservazione.